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Camillo Sbarbaro, Rimanenze

Occhi nuovi,
attoniti – che guardano
come una stampa colorata il mondo;
occhi colore d’aria,
anticipi di cielo sulla terra
– il dolore v’è l’ombra d’una rondine,
un’acquata di primavera, il pianto –

occhi cui non ardiscono guardare
altri occhi:

occhi soli
come orfani a mano per la via;
tetri come lo specchio
della camera ad ore che patì
la ripugnanza d’infiniti volti;
occhi che nessun piangere più lava;
occhi come pozzanghere, miei occhi.

Vittorio Sereni, da Un posto di Vacanza (sez. V)

Pensavo, niente di peggio di una cosa
scritta che abbia lo scrivente per eroe, dico lo scrivente come tale,
e i fatti suoi le cose sue di scrivente come azione.
Non c’è indizio più chiaro di prossima vergogna:
uno osservante sé mentre si scrive
e poi scrivente di questo suo osservarsi.

Wislawa Szymborska, ABC

Ormai non saprò più
cosa di me pensasse A.
Se B. fino all’ultimo non mi abbia perdonato.
Perchè C. fingesse che fosse tutto a posto.
Che parte avesse D. nel silenzio di E.
Cosa si aspettasse F., sempre che si aspettasse qualcosa.
Perchè G. facesse finta, benchè sapesse bene.
Cosa avesse da nascondere H.
Cosa volesse aggiungere I.
Se il fatto che io c’ero, lì accanto,
avesse un qualunque significato
per J. e per K. e per il restante alfabeto.

Bordo

Adesso scenderei a farmi un giro
– non avessi questo raffreddore che poi, non è che ce l’ho, è più
una scusa un’interruzione –
c’è un pomeriggio pennichella così estivo e sudaticcio, da leggersi qualcosa
sul bordo del letto alzando lo sguardo fuori ogni tanto oppure
scrivere un po’ di righe a caso solo per sentire il
sobbalzo dell’a capo fuori posto – un po’ come quando stai
per addormentarti e ti sembra di ca
dere e ti svegli in soprassalto –
giocando alla soddisfazione di deciderli in anticipo
– i soprassalti, dico – che di solito son così bastardi da non
dirtelo non
dirtelo che stanno lì subito dietro e che dovresti fare at
tenzione ché la vita ti balbetta e tu
sei una parola di tro
troppe lettere per dirle tutte insieme per legarle dentro un senso – cosa? un senso e poi come potrò scappare
Certo un senso è poi un casino starci dentro meglio
il bordo del letto alzando lo sguardo fuori ogni tanto oppure

Ungaretti, Sono una creatura

Come questa pietra
del S. Michele
così fredda
così dura
così prosciugata
così refrattaria
cos’ totalmente
disanimata

Come questa pietra
è il mio pianto
che non si vede

La morte
si sconta
vivendo

Catullo, carme 8

Miser Catulle, desinas ineptire,
et quod vides perisse perditum ducas.
fulsere quondam candidi tibi soles,
cum ventitabas quo puella ducebat
amata nobis quantum amabitur nulla.
ibi illa multa cum iocosa fiebant,
quae tu volebas nec puella nolebat,
fulsere vere candidi tibi soles.
nunc iam illa non vult: tu quoque impotens noli,
nec quae fugit sectare, nec miser vive,
sed obstinata mente perfer, obdura.
vale puella, iam Catullus obdurat,
nec te requiret nec rogabit invitam.
at tu dolebis, cum rogaberis nulla.
scelesta, vae te, quae tibi manet vita?
quis nunc te adibit? cui videberis bella?
quem nunc amabis? cuius esse diceris?
quem basiabis? cui labella mordebis?
at tu, Catulle, destinatus obdura.

Montale, Felicità raggiunta

Felicità raggiunta, si cammina
per te sul fil di lama.
Agli occhi sei barlume che vacilla,
al piede, teso ghiaccio che s’incrina;
e dunque non ti tocchi chi più t’ama.

Se giungi sulle anime invase
di tristezza e le schiari, il tuo mattino
e’ dolce e turbatore come i nidi delle cimase.
Ma nulla paga il pianto del bambino
a cui fugge il pallone tra le case

Wislawa Szymborska, Parlare con voi

Parlare con voi è necessario e impossibile.
Urgente in questa vita frettolosa
e rimandato a mai.

Michele Mari, da Cento poesie d’amore a Ladyhawke

Fedeli al duro accordo
non ci cerchiamo più.
Così i bambini giocano
a non ridere per primi
guardandosi negli occhi
e alcuni sono così bravi
che diventano tristi per la vita intera.

Martin Niemöller, “Prima di tutto vennero a prendere gli zingari…”

Prima di tutto vennero a prendere gli zingari,
e fui contento, perché rubacchiavano.

Poi vennero a prendere gli ebrei,
e stetti zitto, perché mi stavano antipatici.

Poi vennero a prendere gli omosessuali,
e fui sollevato, perché mi erano fastidiosi.

Poi vennero a prendere i comunisti,
e io non dissi niente, perché non ero comunista.

Un giorno vennero a prendere me,
e non c’era rimasto nessuno a protestare.

(Sull’attribuzione di questo testo, vedi qui)